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PARERE PRO VERITATE

Low cost in sanità e legittimità costituzionale

Low cost in sanità e legittimità costituzionale
I medici, sanzionati per 800 milioni di euro dall'Antitrust, si preparano alle contromosse giudiziarie. Solleveranno una questione di legittimità costituzionale sulle norme che regolano la pubblicità sanitaria,  dalla Legge Bersani in poi. Omceo di Milano denuncia: prestazioni "mercificate", a tariffe "sempre più basse".

"Il nostro impianto giuridico, sia italiano che europeo, consentirebbe al sanitario la sola pubblicità informativa e non quella di natura commerciale". Il parere pro-veritate dei legali del Consiglio dei Medici di Milano è bastato a prendere la decisione unanime di sollevare una questione di legittimità costituzionale. L'Ordine dei Medici di Milano (Omceo) aveva chiesto una valutazione sulla  compatibilità della normativa nazionale con la Costituzione.  Le considerazioni conclusive di questa analisi dettagliata sono state che "la possibilità per i sanitari di effettuare pubblicità commerciale/promozionale (da distinguersi rispetto a quella informativa) pare porsi in conflitto con la tutela della salute discendente dall’art. 32 della Costituzione Italiana mentre viene ribadito che la pubblicità sanitaria di carattere informativo deve soggiacere a precisi criteri quali, per esempio, la trasparenza e la veridicità". La questione di costituzionalità non potrà essere direttamente proposta alla Corte Costituzionale, ma dovrà essere sollevata dopo che un giudice avrà rinviato la questione alla Corte

"E’ sotto gli occhi di tutti - osserva l'Ordine- che le prestazioni sanitarie vengano ormai mercificate e “vendute” a tariffe sempre più basse e attraverso qualsiasi mezzo di informazione. Il prezzo accattivante è quasi sempre l’unica esca per attrarre nuovi clienti che, condizionati dal messaggio pubblicitario, rischiano così di non essere pienamente liberi nella scelta del medico" E ancora: "La nostra professione deve sostenere costi sempre più ingenti e, a furia di cercare sempre più di comprimere le tariffe proposte, si sta selezionando, nel senso darwiniano del termine, una nuova Odontoiatria sempre più di basso livello. Queste condizioni creano facilmente i presupposti per seri pericoli della salute pubblica- sostiene l'Omceo-  laddove, per comprimere i costi, si finisce per risparmiare sulla qualità dei materiali, sulla sterilizzazione, sull’aggiornamento professionale, su collaboratori qualificati mentre si rischia di scivolare nell’overtratment proponendo terapie a più alto margine".

L’articolo 32 della Costituzione si occupa di garantire la tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e questo non può che prevalere sull’articolo 41 a tutela del libero mercato, sostengono i medici. Difatti quest’ultimo “non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”, né tantomeno alla salute. Alla luce del Parere Pro Veritiate, l’Agcom "sembrerebbe aver assunto un’interpretazione eccessivamente estensiva in merito alla liceità di effettuare pubblicità sanitaria".

Secondo il Garante della Concorrenza i divieti e paletti sulla pubblicità in materia sanitaria contenuti nel codice deontologico Fnomceo del 2006 e nelle Linee guida applicative costiuiscono «illecite restrizioni della concorrenza». In particolare l'Antitrust si era soffermato sul parametro del "decoro professionale", che dovrebbe caratterizzare la pubblicità dell'informazione in materia sanitaria, e sul divieto di pubblicità promozionale. Ne è derivata un provvedimento  sanzionatorio di oltre 800 mila euro.

Valutato positivamente anche  un intervento ad adiuvandum del Consiglio milanese, a sostegno della causa della FNOMCEO contro la sentenza del TAR Roma n. 4943/2015, per l’annullamento della sanzione comminata alla Federazione dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che avrebbe erroneamente interpretato le leggi. Il Tar Lazio, pronunciandosi sul ricorso della Fnomceo contro la sanzione comminata dall'Antitrust, aveva dimezzato la sanzione economica. Il Consiglio di Stato aveva poi sospeso l'applicazione della sanzione pecuniaria.


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