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APPROCCIO OLISTICO

Antibiotici: primo confronto fra umana e veterinaria

Antibiotici: primo confronto fra umana e veterinaria
Chi consuma di più? Approccio olistico e 'one health' nella prima relazione europea che unisce i dati sull'uomo e sugli animali. Importanti differenze di consumo di antimicrobici nei due settori. Focus dello studio, realizzato da EMA, ECDC e EFSA, gli animali DPA. Dati parziali che gli estensori invitano a interpretare con prudenza.

Si chiama ECDC/EFSA/EMA first joint report on the integrated analysis of the consumption of antimicrobial agents and occurrence of antimicrobial resistance in bacteria from human s and food - producing animals ed è stato realizzato su richiesta della Commissione Europea. L'approccio 'olistico' ha lo scopo di analizzare i dati disponibili e di rafforzare la sorveglianza coordinata- in umana  e in veterinaria-  sull'utilizzo di antimicrobici e sullo sviluppo di resistenze nei due settori. Il documento servirà all'Unione e agli Stati Membri a mettere a fuoco le strategie di prevenzione e di contrasto del fenomeno.

I dati si riferiscono al biennio  2011-2012 e provengono da cinque reti europee di monitoraggio che raccolgono le informazioni degli Stati dell'Unione Europea (non al completo per ora), oltre che da Islanda, Norvegia, Croazia e Svizzera. Quello appena pubblicato è il primo di una serie di rapporti che EMA, EFSA e ECDC stanno progettando di realizzare periodicamente. L'accesso ai dati precisi sull'utilizzo di antimicrobici e lo sviluppo di resistenza antimicrobica è un passo essenziale per lo sviluppo e il monitoraggio delle politiche che permettano di mantenere gli antimicrobici efficaci per le generazioni future.

Medici e Veterinari: chi ne usa di più? Nella sintesi curata da quotidianosanita.it la risposta non fa sconti a nessuno: l'Italia è un forte consumatore di antimicrobici. Rispetto alla media europea, ne usa il 43,9% in più per l'uomo e il 136,8% in più per gli animali. Ma gli estensori del Rapporto scoraggiano letture drastiche e semplificatrici, anzi invitano ad una lettura prudente, perchè mancano i dati di ben sette Paesi e per la complessità di un fenomeno influenzato da fattori che vanno oltre il mero consumo di antibiotici.

Raffronto quantitativo- Nel 2012 nell'Unione Europea sono state vendute 3.400 tonnellate di principi attivi antimicrobici per uso umano e 7.982 tonnellate destinati agli allevamenti. In umana, l'uso di antimicrobici (valore compreso tra le percentuali del 10%- se espresso in DDD (defined daily doses) per 1.000 abitanti - o del l 13-28% se espresso in tonnellate di sostanza attiva) avviene in ospedale, ma il dato potrebbe aumentare considerata la mancanza di dati da alcuni Paesi.

Raffonto qualitativo- In generale, il consumo dei fluorchinoloni e delle cefalosporine di 3° e 4° generazione è molto comune nell'uomo, mentre è da rilevare un importante impiego di alcuni antibiotici negli allevamenti animali; nell'uno, come nell'altro caso, sono emerse associazioni tra il consumo degli antimicrobici e la comparsa di antibiotico-resistenza in alcuni batteri patogeni per l'uomo (Escherichia coli). E'stata inoltre riscontrata un'associazione positiva tra somministrazione di macrolidi ad animali fonte di cibo e la comparsa di resistenza a Campylobacter spp., in alcuni casi di infezione umana. Analogamente è stata riscontrata una correlazione tra consumo di tetracicline e comparsa di resistenza a Salmonella spp. and Campylobacter spp.

Posizionamento dell'Italia- L' Italia consuma cefalosporine di 3ª e 4ª generazione sull'uomo più degli altri paesi europei; in generale, è al secondo posto (dopo la Francia) per consumo di antibiotici nell'uomo con una media nazionale di 167,5 milligrammi per kilo di biomassa a fronte di una media UE di 116,4. Sono invece 341 i milligrammi per kilo di biomassa (media UE di 144) per quanto riguarda il consumo di antibiotici negli animali, portando il nostro Paese al secondo posto nella classifica dei consumi, battuta solo da Cipro.