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CREMONA

ATS: macelliamo il 98% dei suini, cinghiali ad oggi negativi

ATS:  macelliamo il 98% dei suini, cinghiali ad oggi negativi
Dopo i primi due casi di Peste Suina Africana in provincia di Pavia, si alza il livello di allerta da parte delle autorità sanitarie. nel cremonese, solo cinque i cinghiali morti rinvenuti, tutti negativi alla PSA.

“L’allarme riguarda tutti ed è molto sentito per il fatto che qui presidiamo una zona ad altissima intensità suinicola". La situazione nel cremonese è spiegata da Maurilio Giorgi, direttore del Dipartimento Veterinario e Sicurezza Alimenti di Origine Animale di Ats Val Padana. Intervistato da Cremona Oggi, Giorgi fa il punto dopo i casi di Peste Suina Africana in 2 cinghiali del pavese.

Suini e cinghiali- "Solo in Ats Valpadana ci sono oltre 2 milioni di suini, con un indotto, per quanto riguarda la macellazione, notevole, in quanto macelliamo il 98% dei suini presenti in Regione Lombardia”- spiega Giorgi. Nel territorio cremonese sono solo cinque i cinghiali morti rinvenuti sinora, e tutti sono risultati negativi alla Peste suina. Ciò nonostante, è comunque in essere un allerta sanitaria. “Ci stiamo occupando di comunicare i rischi agli allevatori attraverso incontri mirati che per ora hanno interessato circa il 50-60% dei soggetti interessati” continua Giorgi. “Abbiamo voluto sensibilizzarli e aggiornarli sulle ultime novità, ma anche su quali sono i rischi e su come tenere lontano il virus”.

Ripercussioni sull'export- Una priorità assoluta, in quanto le conseguenze di un contagio nei nostri allevamenti sarebbe davvero devastante- sottolinea il direttore del Dipartimento Veterinario. “Innanzitutto determina un’altissima mortalità tra i suini di allevamento: nel giro di 7-10 giorni tutti gli animali presenti muoiono. In secondo luogo, resistendo molto nell’ambiente e nelle carni, il virus può essere fonte di ulteriori infezioni. Anche per questo molti Paesi mettono al bando prodotti che provengono da aree infette, soprattutto i Paesi Terzi. Ad esempio la Cina non prende più la carne proveniente dall’Italia, la Corea non prende quella che proviene dalla regione interessata dal contagio, mentre Usa e Canada si limitano a non acquistare la carne che proviene dalla provincia dove si è riscontrata l’infezione”.

Le azioni in campo- Le autorità sanitarie mettono in campo diverse azioni, a partire dalla verifica, negli allevamenti, che vengano rispettate le misure di biosicurezza previste dai decreti ministeriali. “Nel nostro territorio per ora tali prescrizioni si limitano alla delimitazione delle aree di allevamento, nonché a modalità di ingresso tramite zone filtro del personale e disinfezione e imposizione di cambiarsi i vestiti. Misure che entreranno in vigore dal 26 luglio, data oltre la quale le inottemperanze verranno sanzionate.

Scenari- "Nel momento in cui dovessimo finire in zona di restrizione I e II, per consentire che i suini vengano macellati e perché le carni non abbiano restrizioni almeno nel mercato comunitario, occorrerebbero misure di biosicurezza rafforzata, ossia aree di allevamento circondate da barriere a prova di bestiame, che non possono essere divelte dai cinghiali” conclude il direttore veterinario.

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