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ANTITRUST BOCCIA I CRITERI DEL NUMERO PROGRAMMATO

ANTITRUST BOCCIA I CRITERI DEL NUMERO PROGRAMMATO
Secondo il Garante della concorrenza e del mercato nella determinazione annuale dei posti disponibili dovrebbe essere tenuta in considerazione esclusivamente l'offerta formativa proveniente dalle università e non anche il fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo. Basarsi sul fabbisogno del Ssn nel determinare il numero programmato nelle facoltà non va bene. Ancor meno il fatto di discuterne ad un Tavolo tecnico dove si "media" tra le proposte dei Ministeri, dell'Accademia, degli Ordini e delle Regioni. Queste modalità non sono in linea con la logica antitrust, perché non sono esclusivamente volte, come dovrebbero, "a garantire una formazione universitaria adeguata".

Il Garante del Mercato e della Concorrenza torna a criticare il numero chiuso, perché può determinare "ingiustificate limitazioni all'accesso all'esercizio di una professione, con la conseguente limitazione della concorrenza tra professionisti". Ad essere sotto accusa sono i criteri per la programmazione universitaria, analizzati in un recente parere sulla professione di odontoiatra e che presenta analogie sovrapponibili alla professione veterinaria.

La determinazione del numero chiuso spetta al Ministero dell'Università, con l'intervento del Ministero della salute che, secondo le stime svolte dalle Regioni unitamente dagli Ordini professionali, definisce il fabbisogno di professionalità sulla base della situazione occupazionale del Servizio Sanitario Nazionale. Le rilevazioni del MIUR e le valutazioni del Ministero della salute sono poi discusse nell'ambito di un Tavolo Tecnico, a cui partecipano anche la Conferenza Stato- Regioni, le Regioni, il Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario, i Presidenti delle conferenze dei presidi delle facoltà di medicina e chirurgia e di medicina veterinaria, l'Osservatorio delle professioni sanitarie, la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri e gli ordini coinvolti.

Per l'Antitrust questo meccanismo non funziona: " tale situazione risulta particolarmente grave se si pensa che la valutazione è commisurata alla situazione occupazionale di una parte minima di professionisti, ossia dell'offerta proveniente dal Servizio Sanitario Nazionale. Infatti, la massima parte delle prestazioni odontoiatriche in Italia non viene fornita dagli odontoiatri del Sistema Sanitario Nazionale (o meglio, delle strutture pubbliche o della strutture convenzionate con il Sistema Sanitario Nazionale), ma privatamente, ossia dagli odontoiatri liberi professionisti".
Il fatto di basarsi sul fabbisogno del Ssn "comporta una artificiosa predeterminazione del numero dei potenziali professionisti e determina, dal punto di vista economico, un ingiustificato irrigidimento dell'offerta di prestazioni odontoiatriche, con l'effetto di restringere artificiosamente il numero dei potenziali professionisti ed innalzare il prezzo delle relative prestazioni".

Fin qui, l'Antitrust espone una tesi che potrebbe anche essere condivisa se non fosse che il Garante non conclude in maniera coerente: anziché invocare una maggiore adesione dei criteri di programmazione alle esigenze del mercato occupazionale reale, l'Antitrust esclude del tutto queste ultime.

La prospettiva antitrust, si legge nel parere, "impone, quindi, un ripensamento sulla modalità di determinazione del numero dei posti universitari disponibili la quale, per i corsi di laurea in odontoiatria, dovrebbe fondarsi esclusivamente su valutazioni attinenti all'adeguatezza dell'offerta formativa universitaria, non potendo essere tenuta in alcuna considerazione l'analisi del fabbisogno di professionalità da parte del sistema sociale e produttivo, calcolato, peraltro, sulla base del solo fabbisogno proveniente dal solo Sistema Sanitario Nazionale".

Come si dovrebbe agire? La ricetta dell'Agcm è la seguente:
- nella determinazione annuale dei posti disponibili dovrebbe essere tenuta in considerazione esclusivamente l'offerta formativa proveniente dalle università e non anche il fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo;
- dovrebbero essere abbandonati i processi di contrazione del numero di posti universitari disponibili e dovrebbe essere assicurato il massimo ampliamento possibile dei posti universitari disponibili;
- dovrebbe essere prevista la presenza dei rappresentati delle professioni nell'ambito del procedura amministrativa esclusivamente in quanto espressione di tematiche medico-scientifiche;
- dovrebbe essere limitata la valenza del sistema concertativo svolto nell'ambito del Tavolo Tecnico, oltre che reso trasparente il relativo processo decisionale.

Allegati
pdf PARERE ANTITRUST NUMERO CHIUSO .pdf