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Chi se non il Veterinario Aziendale?

Chi se non il Veterinario Aziendale?

Il nostro Paese è impegnato nel processo di adeguamento alla nuova legge europea di sanità animale, il regolamento (UE) 2016/429 anche noto come Animal Health Law.

Entro l’8 maggio, una data consegnata al nostro Governo dal Parlamento, inizieranno ad entrare progressivamente in vigore numerosi decreti attuativi che modificheranno la governance delle malattie animali trasmissibili. Trasmissibili ad altri animali e all’uomo. Nessuna specie animale, sia essa produttrice di alimenti o una specie da compagnia, è fuori dal campo di applicazione del regolamento. La nuova legge di sanità animale (AHL) concorrerà a ridurre il verificarsi e gli effetti delle epidemie animali, offrendo strumenti di contrasto che stiamo già applicando, per esempio, contro la Peste Suina Africana nei cinghiali – sostanzialmente delimitando le zone colpite- per proteggere il patrimonio suinicolo da una malattia economicamente devastante. Si tratta di approcci emergenziali sanitari non troppo distanti da quelli di una pandemia come quella da Covid-19 che ha messo tutti gli italiani davanti a concetti e comportamenti di biosicurezza e di prevenzione, che sono propri e costitutivi dell’azione veterinaria fin dal Dopoguerra.

Il nuovo regolamento 429 ha abrogato decine e decine di vecchi atti normativi. Verranno rimpiazzati da una impostazione normativa fortemente responsabilizzante per chiunque abbia a che fare con animali o con attività ad essi collegate, dal proprietario all’operatore economico. La salute animale, la salute pubblica e la sicurezza alimentare non saranno più soltanto un compito dell’autorità competente, che controlla e nel caso eleva le sanzioni, ma saranno una responsabilità individualmente assunta, che chiamerà in causa anche i cittadini consumatori, nelle loro scelte informate in fatto di acquisti alimentari e di relazioni consapevoli con gli animali.

Per un Paese ad alta vocazione agroalimentare come il nostro, la salute degli animali produttori di alimenti è il cardine delle future politiche nazionali le quali dovranno concentrarsi sulle priorità chiave del regolamento 429: prevenzione ed eradicazione delle malattie animali.  Si tratta di azioni che cominciano in allevamento (non a caso si parla di produzione “primaria”) attraverso una nuova responsabilizzazione degli allevatori che va sotto il nome di “autocontrollo”.

Ancor prima dell’ispezione ufficiale, la stalla dovrà mettere in atto misure (di biosicurezza, di benessere animale, di uso appropriato dei farmaci) talmente virtuose da potersi classificare al massimo livello possibile di affidabilità. Si chiama proprio Classyfarm il sistema informatico attivato dal Ministero della Salute per registrare i dati degli allevamenti italiani e categorizzarli in base al rischio. I controlli ufficiali, razionalizzati e mirati, saranno indirizzati principalmente verso quegli allevamenti che necessitano di correttivi e di interventi dell’autorità competente.

Chi accompagna gli allevatori verso la migliore categorizzazione se non il Veterinario? E’ il Veterinario, cosiddetto Veterinario Aziendale, che nell’azienda zootecnica ha i titoli e le competenze per fare prevenzione delle malattie, gestire le terapie farmacologiche che si rendono necessarie, innalzare il benessere degli animali che tocca con mano ogni giorno, proteggere l’azienda dai rischi biologici applicando misure di biosicurezza e di igiene. Il ruolo del Veterinario Aziendale, ancora poco noto al grande pubblico, in futuro starà molto a cuore ai consumatori, perché è un garante dell’interesse collettivo alla sicurezza alimentare e al benessere animale. Lo ha capito la Commissione Europea che con la Animal Health Law ha introdotto l’obbligo per gli allevamenti di sottoporsi a visite veterinarie regolari, mettendo l'accento sull'obbligo di assicurare agli animali allevati visite di miglioramento sanitario complessivo, anche ricorrendo ad un maggiore utilizzo delle nuove tecnologie, come l'identificazione elettronica degli animali e la tracciabilità informatizzata dei medicinali veterinari prescritti e somministrati.

La lotta all’antibiotico-resistenza si lega a doppio filo con la prevenzione e con il benessere animale che riducono l’esigenza di ricorrere agli antimicrobici. I Veterinari italiani sono stati i primi in Europa a dotarsi di un sistema di tracciabilità informatizzata dei farmaci per tenere sotto controllo i consumi e ridurli. Il risultato, lo dicono i report delle autorità nazionali ed europee, è che l’Italia sta dando le migliori performance di uso razionale degli antibiotici negli animali, nonostante la sua consistente popolazione animale zootecnica (che ci fa sembrare consumatori maggiori rispetto a  Paesi con una demografia zootecnica di molto inferiore).  

La corretta gestione delle terapie permette agli allevatori di garantire l’assenza di residui di farmaci veterinari negli alimenti di origine animale. I piani annuali di campionamento ufficiale comprovano, con analisi di laboratorio e dati pubblici, la veridicità di garanzie che spesso si scontrano con la disinformazione. Fra le tante bufale che purtroppo resistono c’è quella che vuole che si utilizzino gli antibiotici come promotori della produttività di un allevamento, una fake news che contraddice l’interesse degli allevamenti, dove il più formidabile fattore di incremento produttivo è solo l’assenza di malattie, quindi la prevenzione. La diagnosi precoce delle malattie animali, il “ben-essere” degli animali e il monitoraggio dei patogeni animali resistenti agli agenti antimicrobici sono fattori di convenienza a economica ben più rilevanti. E’ interesse del produttore primario immettere nella catena alimentare latte e carni da trasformare in produzioni alimentari non solo sicure ma anche qualitativamente competitive.

Avrete sentito parlare di certificazione del benessere animale in etichetta e forse avrete già visto qualche “bollino” sugli scaffali del supermercato. Si tratta di un sistema di qualità certificata che sta muovendo i primi passi e che altri Paesi oltre al nostro stanno sperimentando, con l’obiettivo di far conoscere la qualità del processo produttivo fin dal modo in cui sono trattati gli animali in stalla. Questo processo renderà ancora più rigorose le prassi della produzione primaria e ancora una volta il Veterinario Aziendale giocherà un ruolo decisivo per poter vantare la qualità in etichetta, con asserzioni verificate e certificate dall’ente pubblico preposto (Accredia) e non auto-dichiarate.

La convenienza economica di un allevamento sano e virtuoso è premiata dalla PAC (Politica Agricola Comune) che elargisce risorse finanziarie incentivanti per affrontare anche i costi di un allevamento moderno, strutturalmente in grado di far vivere gli animali in condizioni ottimali benché “intensive” perché non c’è necessariamente una contraddizione fra benessere animale e una produzione primaria di grande scala. C’è di più. Il regolamento 429 è “one health” perché tutela la salute di tutti: animali, persone e ambiente. L’ambiente è la grande svolta epocale della veterinaria del futuro, anche più del digitale. La nuova PAC del 2023 premierà gli Stati con i migliori “eco-schemi” applicati ad allevamenti attenti al contenimento dei gas climalteranti. Non la CO2- di cui sono responsabili altri settori - semmai il metano, l’emissione legata al metabolismo animale che si potrà contenere grazie a nuove soluzioni nella mangimistica. Sempre che la grave carenza di materie prime, dovuta alla guerra in Ucraina, non comprometta gli sforzi compiuti finora per la sostenibilità eco-economica della produzione primaria europea.


di Mario Facchi, Presidente SIVAR
Società Italiana Veterinari per Animali da Reddito, federata ANMVI