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CESSIONE DEL FARMACO? SE NE PUO’ PARLARE

CESSIONE DEL FARMACO? SE NE PUO’ PARLARE
Intervenuto al convegno sul farmaco organizzato a Pescara dalla FNOVI, Carlo Scotti ha portato la posizione dell'ANMVI sulla cessione diretta del farmaco veterinario. "Non si può chiedere ai veterinari italiani di sopportare l'IVA più alta d'Europa e poi negare la gestione del farmaco che altri Paesi invece consentono". La Direzione Generale del Farmaco: se ne può parlare.

Nell'ambito del convegno sul farmaco organizzato sabato scorso a Pescara dalla FNOVI, Carlo Scotti, in rappresentanza dell'ANMVI, ha evidenziato i punti critici della distribuzione del farmaco veterinario rilanciando con determinazione le soluzioni che l'Associazione ha già avanzato da tempo.

Sulla proposta di consentire la distribuzione del farmaco al medico veterinario, a Pescara, è arrivata un'apertura da parte della Direzione Generale della Sanità Animale e del Farmaco Veterinario che, concludendo i lavori, ha dato la sua disponibilità ad approfondire il tema.

La proposta dell'ANMVI è una ipotesi di forte cambiamento del sistema distributivo che sta ormai incontrando l'attenzione di tutte le parti coinvolte (FNOVI, AISA ed Ascofarve) con le quali l'Associazione ha chiesto un confronto al Ministero. "Non si può chiedere ai veterinari italiani di sopportare l'IVA più alta d'Europa - ha dichiarato Scotti- e negare la gestione del farmaco veterinario che altri Paesi invece consentono".

Scotti ha innanzitutto ricordato la specificità del farmaco veterinario ed i vantaggi che ne derivano nella terapia. Il medicinale veterinario è studiato e sviluppato in funzione delle specie animali cui è destinato e non è una derivazione del medicinale per uso umano.

A questo proposito l'ANMVI ha avviato uno studio con esperti di farmacologia per valutare reali aspetti di confronto fra farmaci umani e veterinari e quindi i vantaggi derivanti dall'utilizzo di un prodotto specifico.

Oggi la professione sconta difficoltà nella reperibilità del farmaco veterinario, sono poche le farmacie che lo tengono ed ancora troppo poche le strutture veterinarie che lo gestiscono per vari motivi (operazione complementare alla prestazione professionale, differenza della percentuale di IVA, difficoltà di gestione per aspetti organizzativi, problemi culturali che devono essere superati), costi più elevati del farmaco veterinario rispetto al corrispondente umano dovuti soprattutto al ridotto mercato ed ai problemi distributivi, mancanza di prodotti generici, sostituzione del farmaco veterinario con analogo umano da parte di molte farmacie ed anche alcuni veterinari.

"D'altra parte- prosegue Scotti- se vogliamo che questo mercato trovi il suo giusto equilibrio, tutte le criticità evidenziate potranno essere superate solo con un approccio diverso verso il problema. Diamo ai 6500 ambulatori, distribuiti su tutto il territorio nazionale, la possibilità di cedere il farmaco veterinario senza i limiti imposti oggi dalla normativa che ne rende impossibile la gestione, togliendo la complementarietà con la prestazione veterinaria riducendone anche l'IVA al 10%, ed i problemi distributivi saranno tutti superati. Non ci sarà più sostituzione con farmaci umani, il prezzo dei farmaci veterinari potrà certamente ridursi sia per l'allargamento del mercato sia per un contenimento dei costi distributivi, il farmaco sarà consegnato al cliente da un esperto che potrà dare informazioni corrette e precise migliorandone la compliance".

"Crediamo che questa ipotesi- conclude - sia l'unica che possa garantire la cura agli animali, per la loro salute ed il loro benessere, attraverso una terapia adeguata, corretta e controllata dall'unica figura professionale che ne ha le capacità e l'esperienza per farlo: il medico veterinario".