Il sindacato dei veterinari dirigenti, "pur partecipando al disagio di molti Colleghi Veterinari, sottooccupati o disoccupati e comunque in grosse difficoltà", non condivide l'assunto che " l'apertura dell'ospedale veterinario possa causare la chiusura di molte strutture veterinarie di Napoli, atteso che queste non mi sembra che ricevono proventi dalla cura degli animali randagi né vi è concorrenza, considerato il diverso target"; non condivide nemmeno, pur fallendo la citazione letteraria, che "per la risoluzione dei problemi ci si debba beccare come i "galli manzoniani" e non tenere conto di un Paese che sforna centinaia di laureati in Veterinaria i cui sbocchi lavorativi sono sempre minori e l'alternativa fonda oltre che sulla elevata qualità delle prestazioni erogate anche dalla capacità di confrontarsi con altre professionalità, in campi diversi dalla clinica e chirurgia".
Ma forse anche i dipendenti pubblici scontano qualche colpa, conclude sarcasticamente la nota: " quella di aver scommesso e creduto nella sanità pubblica; essersi garantiti un lavoro (...e qualche assunzione in più) in una città metropolitana dove la sanità animale si traduce quasi esclusivamente in randagismo e tutela degli animali d'affezione; aver dato dignità professionale a dei Colleghi, togliendoli dal sottoscala dove, con grande professionalità ed abnegazione,hanno svolto per anni le stesse prestazioni che ora vengono contestate; aver creato una invidiabile struttura veterinaria in una città dalle mille contraddizioni ove con la scusa della "monnezza", della "disoccupazione", della "camorra", delle "emergenze varie" e quant'altro, si bloccano tante iniziative che contribuiscono ad elevare al rango di città europea una Napoli meritevole di ben altro splendore".
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