Le emergenze di sanità animale preoccupano i veterinari americani. L’influenza aviaria innanzitutto, ma anche la BSE e l’afta epizootica. L’AVMA ( American Veterinary Medical Association) parla di preoccupante scarsità di veterinari in grado di sorvegliare e rispondere alle malattie animali. Per questo sostiene un provvedimento (il Veterinary Workforce Expansion Act) per ampliare la forza-lavoro veterinaria del Paese da impiegare nel settore della sanità pubblica. La proposta di legge stanzia 1,5 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni per accrescere le università e innalzare il numero dei veterinari formati per soddisfare le esigenze della sanità pubblica e della ricerca biomedica. “ Ci sono solo 28 college veterinari nel Paese- dichiara il senatore repubblicano James Oberstar- e il numero dei nuovi laureati non è sufficiente a far fronte alla crescente domanda di veterinari in grado di fronteggiare il pericolo globale delle malattie infettive”. Gli Stati Uniti pensano anche al bioterrorismo alle emergenze ambientali, alla sicurezza dei cibi e dei mangimi. L’AVMA sta conducendo una pressante battaglia affinchè il provvedimento passi sostenendo che sottovalutare la formazione veterinaria equivale a minacciare la vita di cittadini americani. A sostenerlo, in Senato, c’è anche un veterinario del Colorado, Wayne Allard, che dichiara: “ aumentando il numero dei veterinari e favorendo la ricerca veterinaria possiamo essere sicuri che il Paese sarà pronto per le sfide sanitarie del futuro”. L’AVMA ha ricordato ai politici il caso del veterinario dello zoo del Bronx, Tracey McNamara, che nel 1999 contribuì ad individuare la presenza del West Nile virus negli Stati Uniti, “salvando così potenzialmente la vita a centinaia di vite umane”.